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L’interventismo militare non indigna più gli italiani come accadeva un tempo

missioni militari allestero

Sondaggio sulle paure degli italiani condotto dal Laboratorio di Analisi Politiche e Sociali dell’Università di Siena, per conto e con la collaborazione dell’Istituto Affari Internazionali.

Data di pubblicazione
31 Ottobre 2017

Un sondaggio condotto dal Laboratorio di Analisi Politiche e Sociali dell’Università di Siena, per conto e con la collaborazione dell’Istituto Affari Internazionali, consegna un quadro in rapido cambiamento per quanto concerne le paure che cambiano gli italiani. Interessante è la parte che riguarda l’utilizzo delle Forze Armate sulle quali si sta assistendo ad un radicale cambiamento di opinione.

 

“Nell’impiego delle forze armate a difesa delle nostre città, sono in netta maggioranza (il 69%) gli italiani che la ritengono una misura adeguata e necessaria. E c’è anche chi preferirebbe (il 14%) che l’Italia dichiarasse lo stato di emergenza come la Francia”. 

“La tendenza a giustificare un maggiore impiego dei militari si estende anche alle missioni all’estero. Beninteso, gli italiani non sono ancora diventati degli accesi interventisti, e i favorevoli all’invio di contingenti oltreconfine sono – come nel 2013 – poco meno di un terzo. Ma in quattro anni la percentuale dei contrari alle missioni internazionali è scesa dal 59 al 41%, e gli incerti sono triplicati. Forse perché è meno vivo il ricordo dell’intervento del 2011 in Libia , mentre è acuta la percezione dei nuovi rischi provenienti dal Medio Oriente.

In particolare, si ha forse più chiaro lo scopo dell’azione attuale in Iraq. Dopo la catena degli attentati che hanno colpito l’Europa, per gli italiani il terrorismo è una minaccia ancora sfocata, ma incombente. Non a caso, se il 42% degli intervistati si dice contrario a qualunque intervento italiano, il 44% sostiene che l’Italia dovrebbe mantenere il suo impegno nella coalizione anti-Isis a nord dell’Iraq, mentre un 14% appoggerebbe anche una partecipazione dell’Italia alle operazioni in Siria. E pur di arginare l’offensiva jihadista, il 77% degli italiani rafforzerebbe la collaborazione antiterrorismo con la Russia, malgrado non ne condivida la politica in Ucraina e Siria.

Cresce anche il consenso per la creazione di un esercito unico europeo (lo reclama il 30% del campione, mentre il 38% chiede, accanto a questo, di mantenere l’esercito nazionale), e per il rafforzamento del ruolo degli degli Stati europei all’interno della Nato (al 62%). Ma di aumentare le spese militari al 2% del Pil – come richiesto dall’Alleanza – per la maggioranza degli italiani non se ne parla”.


Tratto dall’articolo “Le paure che cambiano gli italiani: una su tutte, l’immigrazione” di Isabella Ciotti – pubblicato su Affari Internazionali del 09/10/2017 e il cui testo integrale si può leggere a questo link: http://www.affarinternazionali.it/2017/10/paure-cambiano-italiani-immigrazione/