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Coronavirus. Quali tutele per i Servitori dello Stato impegnati nell’emergenza?

Le misure di contenimento dell’epidemia di coronavirus varate dal Governo impongono a tutti noi di rimanere a casa, di mantenere la distanza di sicurezza e, se proprio dobbiamo uscire per ragioni di primaria importanza, di farlo con i cosiddetti DPI, dispositivi di protezione individuale come mascherine e guanti.
 

In questo modo potremo interrompere la catena esponenziale del contagio e salvaguardare innanzitutto la nostra salute.

Non tutti, però, possono farlo.

I carabinieri e i poliziotti, i finanzieri e i gli agenti della Polizia Municipale impegnati in attività di controllo, nei posti di blocco e nel pattugliamento. Gli appartenenti all’Esercito, alla Marina Militare e i vigili del fuoco che soccorrono e prelevano i malati, attrezzano ospedali da campo o continuano a svolgere i propri compiti essenziali. Gli agenti penitenziari costretti a lavorare senza poter rispettare le distanze di sicurezza, in un clima di tensione senza precedenti.

Tutti loro stanno operando in condizioni di rischio straordinario.

La domanda è d’obbligo, dunque: nel caso riportino invalidità da coronavirus, o peggio, decedano, come saranno tutelati loro o i familiari superstiti?

Lo Studio Guerra è da sempre impegnato al fianco dei Servitori dello Stato ed è perciò nostro compito fare chiarezza e rassicurare quanti sono più esposti al contagio e alle conseguenze dell’epidemia: le tutele ci sono e sono giustamente consistenti.

Tra le tante, un posto a parte meritano le “misure di sostegno e tutela” previste in favore delle Vittime del dovere e gli equiparati, di cui abbiamo più volte approfondito ogni aspetto.

Chi sono le Vittime del dovere o gli equiparati in tempo di coronavirus? 

Sono tutti gli appartenenti al comparto difesa, sicurezza, soccorso pubblico e vigili del fuoco che continuano a svolgere la loro ordinaria attività di servizio in presenza del Covid-19, esponendo la propria salute a rischi straordinari. Qualora riportino invalidità permanenti a causa del coronavirus potranno rivendicare i benefici di legge connessi allo status di vittima del dovere o di equiparato. Gli stessi diritti potranno essere rivendicati dai familiari superstiti.

Tra i benefici previsti dalle speciali normative, vanno menzionati la speciale elargizione fino a 200.000 € una tantum in base alla percentuale di invalidità maturata e gli assegni mensili vitalizi per un ammontare di oltre 1.900 euro per la Vittima con invalidità minima del 25% o, nel caso di decesso, per ciascuno dei familiari superstiti.

Il coronavirus contagerà anche il bilancio dello Stato?

Chi ci segue già da qualche anno sa quante battaglie legali siano state necessarie per ottenere un’equa distribuzione delle provvidenze previste dalla legge, quante domande fondate e ben documentate siano state respinte in prima istanza dalla Pubblica Amministrazione per ragioni di bilancio e quanto restrittive siano state spesso le valutazioni percentuali delle invalidità, con ogni negativa conseguenza sui benefici di legge erogati.

Più volte è stato necessario il ricorso al tribunale per consentire ai legittimi beneficiari di ottenere ciò che effettivamente loro spettava.

L’impatto dell’emergenza coronavirus avrà inevitabilmente effetto anche sulle finanze pubbliche e sarà dunque tutt’altro che automatico ottenere i benefici connessi allo status di Vittima del dovere o di equiparato.

Tuttavia, anche durante questo periodo pandemico, i vari decreti legge che si sono succeduti hanno sempre espressamente salvaguardato i capitoli di spesa relativi alle prestazioni assistenziali, previdenziali, pensionistiche e indennitarie.

Trattandosi di una situazione davvero eccezionale e, si spera, destinata a terminare quanto prima, si può confidare che dinanzi ai sacrifici richiesti a questi eroi, le Amministrazioni non assumano odiose prese di posizione, ma riconoscano pacificamente i loro giusti meriti.